Questa è una delle cappelle più belle della Basilica (terza cappella a destra) poiché è un ambiente ricco di storia e testimonianze artistiche, l’ingresso della cappella è fiancheggiato da due statue seicentesche in legno dipinto, collocate su piccole mensole, raffiguranti a sinistra Sant’ Antonio Abate e a destra San Giacomo. Originariamente ubicate nelle nicchie che fiancheggiano l’altare della cappella da cui furono spostate a causa di un inconveniente del tocco dei fedeli che rischiavano di consumarne le estremità inferiori. Nelle pareti laterali della cappella sono presenti dei bassorilievi marmorei che si presentano sotto forma di piccole edicole architravate, lungo i piedritti abbiamo la presenza di simboli della Passione di Cristo; al centro di ogni bassorilievo è presente una scena: a destra abbiamo la Resurrezione di Cristo, dove la gestualità del Cristo Redentore viene ripetuta in maniera identica anche nella mezzaluna di coronamento nella figura dell’Eterno Padre; nel bassorilievo di sinistra abbiamo raffigurato un Ciborio sostenuto da Angeli, su cui ci sono due teorie opposte e contrastanti, la prima è che questo bassorilievo nell’antichità fungesse anche da tabernacolo per l’Eucarestia , mentre invece la seconda smentisce questa teoria identificando in esso solo la funzione di bassorilievo. Continuando lungo le pareti incontriamo anche due nicchie inserite durante il restauro del 1935 , ospitanti due statue di epoca ottocentesca, l’Immacolata e San Giuseppe.
L’altare (voluto per volontà dei resinesi liberati dalla peste del 1576)è parte integrante della ricca decorazione marmorea che riveste interamente la parete di fondo, esso è dominato da una tavola dove sono rappresentati La Madonna e il Bambino con i Santi Sebastiano e Rocco (chiamata anche Madonna del libro); sullo sfondo ai piedi della Vergine si scorge una veduta del Santuario di Pugliano prima del suo rifacimento, sulla tavola troviamo anche la data e la firma dell’autore di essa ovvero 1588, ANELLUS LAUDISELLUS PINSIT ANNO 1588 .
Va, inoltre, ricordato che la cappella fu sede della Confraternita di San Sebastiano, dedita alle “sette opere di misericordia corporale” ricordate in sei tavolette ed una tela che al contempo erano ubicate lungo le pareti laterali della cappella, oggi custodite nella sagrestia